Il TAR del Lazio, con la recente sentenza n. 7625/2025 del 17 aprile 2025, ha delineato un importante principio in tema di accesso alla giurisprudenza di merito: le decisioni pubblicate nella Banca Dati di Merito del Ministero della Giustizia dovranno contenere i dati personali degli interessati in chiaro, salvo specifiche eccezioni previste dalla legge.
Il contesto della controversia
La vicenda ha origine da un provvedimento del Ministero della Giustizia del 1° dicembre 2023, con cui veniva dismesso l’Archivio Giurisprudenziale Nazionale (AGN) sostituendolo con due nuove banche dati, realizzate in attuazione di una milestone del PNRR:
- unaBanca Dati Riservata (BDR), accessibile solo ai magistrati, con provvedimenti consultabili integralmente
- unaBanca Dati Pubblica (BDP), aperta a tutti previa autenticazione tramite SPID, CIE o CNS, ma con provvedimenti completamente anonimizzati
Questo sistema “a doppio binario” ha sollevato immediate perplessità tra gli operatori del diritto, tanto da spingere i professori Paolo Flavio Mondini e Matteo Rescigno, con il sostegno dell’Associazione Disiano Preite, di numerosi professori di diritto commerciale e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano, a impugnare il provvedimento dinanzi al TAR del Lazio.
Le ragioni dell’illegittimità dell’anonimizzazione generalizzata
Il Tribunale Amministrativo ha ritenuto illegittima la scelta del Ministero di procedere all’oscuramento generalizzato di tutti i dati personali nelle sentenze pubblicate nella BDP, per diverse ragioni di particolare rilievo:
- Contrasto con la normativa sulla privacy: Gli articoli 51 e 52 del D.Lgs. 196/2003 prevedono, come regola generale, la pubblicazione integrale delle pronunce giudiziarie, limitando l’oscuramento a casi specifici (procedimenti familiari, stato delle persone, minori) o su disposizione del giudice procedente.
- Interferenza con le prerogative dell’autorità giudiziaria: Come sottolineato dal TAR, “l’amministrazione incaricata della raccolta in una banca dati dei provvedimenti non può sostituirsi all’autorità giudiziaria nella valutazione circa la necessità di anonimizzazione”.
- Pregiudizio alla funzione della banca dati: Per comprendere correttamente un orientamento giurisprudenziale è essenziale conoscere i fatti di causa. Come efficacemente sintetizzato nella sentenza: “per intendere la portata di una pronuncia giurisdizionale è doverosa l’esatta definizione della vicenda fattuale: in assenza dalla comprensione di quest’ultima, infatti, il ragionamento giuridico si presenterebbe totalmente speculativo”.
- Incongruenza del sistema: Il TAR ha inoltre evidenziato una significativa contraddizione nella politica ministeriale: mentre da un lato si oscurano i dati nella BDP, dall’altro il Ministero ha stipulato un accordo con l’Associazione Italiana Editori (AIE) che consente alle case editrici di accedere alla BDR e pubblicare integralmente le sentenze, salvi i casi di legge.
Le implicazioni pratiche per gli operatori del diritto
Questa sentenza riveste un’importanza cruciale per tutti i professionisti legali. L’oscuramento generalizzato dei dati rendeva estremamente difficile:
- Comprendere appieno il contesto fattuale delle decisioni
- Effettuare un corretto distinguishing tra precedenti giurisprudenziali
- Utilizzare efficacemente le pronunce per l’attività di consulenza e difesa
- Sviluppare progetti di studio e diffusione della giurisprudenza, come nel caso del portale “Giurisprudenza delle imprese” curato dal prof. Mondini
Il giusto bilanciamento tra trasparenza e privacy
Il TAR ha chiarito che il bilanciamento tra accesso alle decisioni giudiziarie e tutela della riservatezza deve essere effettuato caso per caso dall’autorità giudiziaria, non in via generalizzata dall’amministrazione. Questo principio si allinea con l’art. 6 della CEDU e l’art. 47 della Carta di Nizza, che sanciscono il principio di pubblicità delle decisioni giudiziarie come garanzia di trasparenza e controllo pubblico sull’amministrazione della giustizia.
Le prospettive future
Ora spetta al Ministero della Giustizia adottare le misure necessarie per adeguarsi alla pronuncia del TAR, presumibilmente rendendo accessibili in forma integrale le decisioni nella BDP, salvi i casi specifici previsti dalla legge. Resta da vedere se il Dicastero opterà per un’impugnazione della sentenza davanti al Consiglio di Stato o procederà direttamente all’adeguamento del sistema.
In ogni caso, la sentenza rappresenta un importante passo avanti verso una maggiore trasparenza e accessibilità della giurisprudenza di merito, a beneficio di tutti gli operatori del diritto e, in ultima analisi, dell’intero sistema giustizia.
Visiona la Sentenza del TAR del Lazio n. 7625/2025 visibile sulla banca dati (decisioni e pareri) della Giustizia Amministrativa Consiglio di Stato Tribunali Amministrativi Regionali.
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